Hai letto tutti i post del nostro blog, sai tutto su caviglie, ginocchia, corse in discesa e tecniche per salire meglio? Bravo!
Hai iniziato la preparazione per la ResegUp il 2 gennaio e ora, che sei uscito indenne anche dall’ultima prova di discesa da Erna, non te la senti proprio di immergerti nella lettura dell’ennesimo post sugli infortuni dello skyrunner? Ottimo!
Negli ultimi sei mesi hai fatto tabelle, studiato le traiettorie migliori del percorso, fatto più prove che Roberto Bolle per la prima alla Scala e sei andato più volte sul Resegone che al supermercato? Fantastico!
La corsa in montagna per te non ha più segreti, ma rimane solo un unico inquietante interrogativo che martella la tua mente di futuro resegupper:
“Come. Mi. Vesto?”
Eccoti qualche tipologia di runner alla quale puoi liberamente ispirarti:
Il minimal. Per lui le condizioni climatiche sono del tutto irrilevanti. Correre all’idroscalo il 4 luglio o ad Oslo in pieno inverno è indifferente: divisa sociale rigorosamente composta da canotta e pantaloncino.
Si può incontrare in versione ortodossa – prima della ascesa al Resegone ha eliminato ogni grammo superfluo – o estrema, correndo con le scarpe più leggere in assoluto o sfidando i fachiri a piedi nudi.
Il professional. Lo riconoscerete della fascia stile Rambo sulla testa con sponsor bene in vista… il resto non conta.
Il prudente. Parte con più roba addosso che nell’armadio. La mattina prima della gara la sua camera è una via di mezzo tra un cassonetto di raccolta indumenti usati della Caritas e un cestone fuori tutto della Decathlon. Tifosi e parenti bene istruiti distribuiranno o raccoglieranno i pezzi disseminati lungo tutto il percorso . Ciò nonostante il suo obiettivo di arrivare asciutto e pulito in piazza Cermenati fallirà miseramente.
Il diffidente. Incurante degli otto punti di ristoro, delle varie fontane, fonti e fontanelle nonché dei numerosi bar pronti ad offrire gratuitamente prosecchi e campari belli freschi, non rinuncia al suo camel back con quattro litri di scorta idrica.
Il religioso. Immancabile crocefisso al collo. Testa bassa in partenza per la preghiera. Non gli serve andare a Medjugorje: già prima di Malnago avrà diverse apparizioni della Madonna. Le visioni proseguono per l’intero percorso e si accompagnano al frequente uso del nome di Dio invano. Saluta la fotocamera sull’arrivo con il segno della croce.
Nella versione piu’ spinta evita appositamente di invaselinarsi i capezzoli al fine di produrre canotta insanguinata per un effetto stigmate durante la via crucis.
Il narciso. Poco dopo la partenza sfila la canotta e la infila nei pantaloncini (davanti nella versione “si vede il marsupio”). Immancabile il tatoo sul fianco o sul pettorale. Ai lunghi lenti ha preferito l’allenamento in palestra davanti allo specchio. Esiste anche la versione femminile che, qualunque siano le condizioni climatiche, dieci metri dopo la partenza sfila la maglia e resta in top, sfidando le leggi della motilità intestinale. Immancabile il tatoo rigorosamente lombosacrale basso. A scelta completa il tutto con minigonna o slip con il nome scritto dietro.
L’emulatrice. Ha impiegato più tempo per trovare la gonnellina e il guanto azzurro coordinato modello Emilie che per tutta la preparazione della gara. Eppure al termine della competizione non riuscirà a capire perché, nonostante l’outfit sia identico, lei abbia impiegato un paio d’ore in più per tagliare il traguardo.
Il techno. Al polso ha un aggeggio dal nome impronunciabile e dal peso superiore ai nove etti. Con i suoi consimili parla un linguaggio incomprensibile. “Monitora l’heart rate” ogni trenta secondi, “lappa” ogni mille trasferendo i dati in real time ad una entità superiore, dai poteri occulti. Non usa calze, ma “booster”, e la sua maglia costa come un completo di Valentino.
La miss. Come per il minimal estremista, meno roba ha addosso meglio è. Irrinunciabile il passaggio dal coiffeur prima della partenza e lo smalto coordinato con la divisa. Le condizioni climatiche non hanno grande peso; l’importante è guadagnarsi la cover page del sito per il prossimo anno.
Qualunque sia il tuo personale out fit ricorda queste semplici regole:
– sulla copertina di Vogue non finirai comunque
– qualche centimetro in meno di stoffa non inciderà sulla tua prestazione ma ti potrà far raccogliere molti piu’ “like” su Facebook
– il tempo che passerai a farti fotografare sarà di molto superiore a quello che passerai a correre.
In sostanza… sorridi: non vincerai la Resegup ma rimarrai benissimo nelle foto!
Renzo Raimondi
www.fisiorun.it