Domenica strepitosa, prestazione incredibile, morale a mille e poi inesorabilmente arriva lui, il lunedì!
Lo riconoscete subito, visto che gli unici muscoli che riuscite a muovere sono quelli del pollice, per postare su facebook le foto delle vostre eroiche gesta, e quelli dell’occhio, per vedere quanti like raccogliete.
Altri sintomi tipici che accompagnano l’inizio settimana sono l’ardua impresa nel sedersi – ma soprattutto alzarsi! – dal water, la trasformazione in gambero per fare le scale al contrario e un tempo di percorrenza letto-bagno al risveglio uguale a quello dell’ultimo chilometro della maratona…
Se avvertite tutti i sintomi descritti state sperimentando sulla vostra pelle la dolenzia muscolare a esordio ritardato, quella che gli inglesi chiamano delayed onset muscolar soreness (DOMS), sindrome muscolare che si riscontra più facilmente fra gli “atleti” che per trovare il loro nome nella classifica partono dal fondo. La sensazione di sconforto e dolore muscolare cresce nelle 24 ore successive alla fine dell’esercizio, raggiungendo il picco tra le 24 e 72 ore e scomparendo del tutto in 5/7 giorni.
CAUSE
Il domer o DOMS lo si associa solitamente con uno sforzo “esagerato” soprattutto durante contrazioni eccentriche, quando il muscolo si allunga mentre viene contratto. Esempio: provate a correre, senza essere allenati, per un’ora in salita e poi tornatevene a casa in funivia. Le gambe saranno stanche ma il giorno dopo riusciranno a reggere il vostro peso. Se invece salite in funivia e correte per un’ora in discesa, il giorno dopo non riuscirete a muovervi. In discesa i muscoli sono infatti chiamati a svolgere un lavoro eccentrico, “frenano la caduta”.
Numerose teorie sono state proposte per spiegare cosa succeda nel muscolo e perché compaia questo dolore ritardato. La risposta è presumibilmente da ravvisarsi nel fatto che il lavoro eccentrico è responsabile di un overstretching, con conseguente rottura di alcune strutture all’interno del muscolo. Non è dunque l’acido lattico a causare il dolore ,ma un diverso ambiente chimico che si viene a creare nel muscolo in seguito a queste microrotture.
La presenza di ioni di calcio dove non dovrebbe esserci provoca una contrazione continua, uno “spasmo”. Si accompagnano processi infiammatori e nel sangue si liberano degli enzimi tipici delle lesioni muscolari massive. Anche per questo è sconsigliabile fare gli esami del sangue il giorno dopo una gara di corsa in montagna: rischiate di essere ricoverarati per un sospetto infarto!
CONSEGUENZE
Ogni movimento aggrava la sensazione di dolore perché la contrazione determina un aumento della pressione intramuscolare. I muscoli si presentano più gonfi, diminuisce di molto la forza che sono in grado di esercitare e la capacità di allungarli. Le articolazioni sono meno mobili e i vari muscoli non sanno coordinarsi correttamente fra loro.
Da evitare in queste condizioni l’allenamento, che incrementerebbe in modo significativo le probabilità di successivi infortuni
TRATTAMENTO
Per il trattamento del domer sono state proposte le terapie più svariate: ghiaccio, massaggio, stretching, ultrasuoni, camere iperbariche elettroterapia, farmaci, tecarterapia, omeopatia, compressioni vibratory stimulation… nessuna tuttavia si è rivelata realmente efficace; meglio quindi prevenire il domer che curarlo!
CONCLUSIONI
Per evitare il domer occorre prestare particolare attenzione alle modalità di allenamento e all’incremento dei carichi, che deve sempre avvenire in modo graduale. Se nonostante questi accorgimenti dopo la vostra eroica impresa non riuscite comunque camminare, non disperatevi: il recupero avviene spontaneamente in un tempo variabile e proporzionale all’entità del danno.
Evitate però di fare i duri all’insegna del motto no pain no gain: desistete temporaneamente dell’allenamento. Allenandosi in quelle condizioni ci sono alte probabilità di incorrere in un infortunio serio. E, visto che nessun trattamento si e’ rivelato efficace, per accelerare i tempi di recupero vi regalo un consiglio che sicuramente apprezzerete.
Riposatevi e bevetevi una birra. Magari anche due…
Renzo Raimondi
www.fisiorun.it